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“Tricento”, impiantata la prima protesi tricuspide percutanea al San Raffaele di Milano.

Montorfano MatteoUna protesi realizzata su misura a partire da una TAC cardiaca per 
effettuare la sostituzione della valvola tricuspide per via percutanea. Si 
chiama “Tricento” e al mondo ne sono state impiantate quindici ma la prima
in Italia solo di recente all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano: il
 paziente, che non avrebbe potuto sottoporsi a un intervento di
 cardiochirurgia tradizionale per l’alto rischio operatorio, ora sta bene e 
può riprendere una vita normale. "Se nel campo delle valvole aortiche la 
soluzione percutanea (TAVI) è una scelta terapeutica consolidata da diversi 
anni, per l'insufficienza della tricuspide il trattamento chirurgico era
 l’unica alternativa" dichiara il prof. Matteo Montorfano, a capo dell’équipe che 
ha eseguito l’intervento. "Oggi questa nuova protesi ‘custom made’ ci
 permette di curare anche i pazienti considerati inoperabili. Il trattamento
 tradizionale ‘a cuore aperto’, infatti, è gravato da un tasso non
 trascurabile di mortalità a causa di importanti copatologie spesso
 associate all’insufficienza tricuspidalica, quali insufficienza epatica e
 renale. Di conseguenza questi pazienti spesso non sono operati”. Lo
 sviluppo di tecniche di riparazione/sostituzione della tricuspide per via 
percutanea, tramite l’uso di cateteri e senza necessità di aprire il 
torace, risponde a questo bisogno clinico. L’Unità di Cardiologia
 Interventistica ed Emodinamica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele è uno dei
 centri italiani a più alto volume di interventi percutanei: per le sole
 patologie strutturali (valvole e difetti cardiaci) supera i 500 casi/anno.


Dott. Matteo Montorfano - Primario Unità di Card. Interventistica ed 
Emodinamica HSR MI

Studio multicentrico afferma corrispondenza tra anestesia inalatoria ed endovenosa.

Landoni GiovanniNon esiste alcuna differenza – in termini di sicurezza – tra anestesia volatile (o inalatoria) ed endovenosa. Lo dimostrano i risultati di uno studio multicentrico condotto in 36 Centri di 13 Paesi, coordinato interamente da medici e ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’. “Abbiamo scelto di focalizzarci sull’intervento di bypass aortocoronarico perché, essendo molto standardizzato, si è dimostrato un ottimo modello per vedere gli effetti dell’anestesia, oltre che uno degli interventi maggiori più frequenti – con circa un milione di interventi l’anno”, afferma il prof. Giovanni Landoni, primo autore dello studio. Dal 2014 al 2017 sono stati reclutati 5.400 pazienti successivamente divisi in due gruppi in modo randomizzato, uno trattato con anestesia volatile, l’altro con anestesia intravenosa. Monitoraggi successivi non hanno mostrato alcuna differenza significativa nelle conseguenze cliniche post-operazione. "Questo risultato è importante perché, oltre a rassicurare medici e pazienti, permetterà in futuro di ridurre i costi dell'anestesia", aggiunge Landoni. "Ci siamo infatti resi conto, nello svolgimento di questa ricerca, che i costi dei diversi tipi di anestesia sono molto variabili da Paese a Paese. Dato che gli esiti sono del tutto comparabili, saranno i diversi Paesi a decidere se preferire un'anestesia rispetto all'altra a seconda dei costi".
Prof. Giovanni Landoni – Ref. Ricer. Clinica Anestesia e Rianimazione Chirurgica HSR MI