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Angioplastica carotidea per via radiale. Approccio femorale e radiale a confronto.

Montorsi coverCome è noto, tradizionalmente l’angioplastica della carotide veniva eseguita dalla via femorale. “Con l’esperienza ci siamo accorti che alcune anatomie dell’arco aortico e delle origini delle arterie carotidi possono rendere questo intervento difficoltoso, con possibilità di complicazioni ed eventi avversi” – riporta il prof. Piero Montorsi, Responsabile dell’Unità di Cardiologia invasiva 2 del Centro Cardiologico Monzino (Mi) e Ordinario di Cardiologia all’Università degli Studi di Milano. “Abbiamo deciso di valutare, quindi, un’alternativa: l’approccio radiale destro, via familiare a noi cardiologi poiché quasi tutte le procedure di interventistica coronarica vengono effettuate attraverso l’arteria radiale. Al Monzino questo approccio è diventato di comune indicazione: abbiamo accumulato oltre 500 casi con risultati ottimi, sovrapponibili e – in casi di anatomia sfavorevoli – migliori rispetto alla via femorale. Degli oltre 100 interventi di angioplastica carotidea di quest’anno, quasi l’80% è stato eseguito dall’arteria radiale destra. Tra i vantaggi, ovviamente vi sono quelli già sperimentati con le angioplastiche coronariche: è più facile pungere e chiudere l’arteria con un rischio di sanguinamento, di ematomi e di trasfusioni praticamente irrisorio”.
Prof. Piero Montorsi – Responsabile Unità di Cardiologia invasiva 2, Centro Cardiologico Monzino (Mi)

19° Congresso Nazionale SIPREC. Prevenzione CV nei pazienti con insufficienza renale grave.

Pontremoli Il rapporto tra gravità della malattia renale e rischio cardiovascolare è estremamente stretto: al decrescere della funzione renale aumenta il rischio di mortalità e di morbilità CV. “Per questo è importante conoscere il problema della complicanza renale, che spesso si associa ad altre condizioni: scompenso cardiaco, ipertensione arteriosa, diabete, obesità e broncopneumopatie croniche” – afferma il prof. Roberto Pontremoli, Ordinario di Medicina Interna all’Università di Genova. “La diagnosi precoce permette, innanzitutto, di stabilire una terapia in grado di rallentare la progressione della nefropatia cronica. In secondo luogo, la stabilizzazione della funzione renale in gradi di alterazione lievi o moderati consente di ridurre gli eventi CV. Dal punto di vista terapeutico, oggi gli interventi sono di tipo multifattoriale. Il trattamento dei pazienti a rischio renale si basa su farmaci antiipertensivi e altri che specificamente inibiscono il sistema renina-angiotensina, come gli ACE-inibitori e gli inibitori recettoriali dell’angiotensina. Oltre alla riduzione di pressione e albuminuria, di solito la strategia terapeutica è volta all’ottimizzazione del controllo glicemico – se il paziente è diabetico – e all’intervento farmacologico ipolipemizzante”.
Prof. Roberto Pontremoli – Ordinario di Medicina Interna, Università di Genova

Le priorità del prossimo biennio GISE: formazione, studi clinici, collaborazioni con Istituzioni e Società Scientifiche.

Esposito coverAllo scopo di migliorare la qualità e la disponibilità delle cure da Nord a Sud, il GISE - Società Italiana di Cardiologia Interventistica ritiene necessario puntare sulla formazione delle nuove generazioni e sulla comunicazione con le Istituzioni. “Abbiamo introdotto il format ‘Think Heart with GISE’ da diverso tempo per poter collaborare con il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità” – ricorda il prof. Giovanni Esposito, nuovo Presidente GISE. “La Società dà supporto tecnico per le gare CONSIP in tutta Italia e mette a disposizione i dati di attività della cardiologia interventistica”. Aggiunge il professore: “sono stati pubblicati studi clinici direttamente ideati, promossi ed eseguiti da cardiologi iscritti al GISE e molti lavori sono in corso. Sicuramente l’aspetto scientifico sarà una priorità per noi anche in futuro, come i rapporti con altre Società, con le quali abbiamo iniziato dei progetti e dei percorsi congiunti. Purtroppo, in alcuni territori determinate procedure salvavita non sono ancora accessibili, sia per la mancanza di professionalità sia per l’organizzazione sanitaria che necessita di essere ottimizzata”. E conclude: “questo è ciò su cui lavoreremo nei prossimi anni, rinforzando la cooperazione con le Società Scientifiche Europee”.
Prof. Giovanni Esposito – Presidente GISE - Società Italiana di Cardiologia Interventistica

Trattamento transcatetere delle valvole cardiache. LG e pratica clinica.

Berti coverIl sistema PASCAL è una nuova terapia di riparazione transcatetere per le valvole mitralica e tricuspide insufficienti mediante il riavvicinamento dei lembi della valvola. “Il trattamento transcatetere delle valvole cardiache ha rivoluzionato il mondo della cardiologia e della cardiochirurgia, ma soprattutto ha modificato in maniera molto incisiva la qualità di vita dei pazienti affetti da questa malattia” – asserisce il prof. Sergio Berti, Direttore UOC Cardiologia Diagnostica ed Interventistica presso la Fondazione Monasterio. “Le ultime Linee Guida della Società Europea di Cardiologia, infatti, estendono a 75 anni il limite oltre il quale, per il trattamento della valvola aortica, si suggerisce un intervento transcatetere come alternativa alla chirurgia tradizionale. Tra i 65 e i 75 anni la decisione deve essere valutata da un Team di Esperti, mentre sotto i 65 anni la cardiochirurgia rimane il trattamento di riferimento. La malattia delle valvole cardiache ha una prevalenza molto rilevante nella popolazione: circa il 10/13% degli over 65 è affetto da una forma di valvulopatia”. Sottolinea il professore: “il paziente deve essere riferito ad un ‘Heart Valve Center’ che possa offrirgli tutte le opzioni esistenti ed indirizzarlo verso la strada terapeutica migliore”.
Prof. Sergio Berti – Direttore UOC Cardiologia Diagnostica ed Interventistica, Fondazione Monasterio

CHIP International Event. Il paziente CV fragile. “Make the right choice, with the right tool, in a timely manner”.

Cortese cover“Dal 15 al 16 ottobre 2021 avrà luogo, in presenza a Milano e in diretta streaming, il primo Congresso Internazionale CHIP (Complex and Higher-risk Indicated Patient)” – annuncia il dott. Bernardo Cortese, Direttore di Cardiologia presso la Clinica San Carlo di Paderno Dugnano (Mi) e Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Ricerca e Innovazione Cardiovascolare (RIC). Il progresso nella cardiologia interventistica ha portato allo sviluppo di nuove terapie, meno invasive e più efficaci, che consentono una migliore qualità e quantità di vita dei pazienti. Inoltre, l’introduzione di tecniche innovative e un maggior supporto emodinamico rappresentano le basi per una nuova era, in cui il focus non è più una lesione o una malattia. Infatti, la prima edizione del Congresso CHIP è volta a sottolineare il ruolo centrale del paziente affinché nuovi farmaci, strumenti e metodologie permettano di garantire la miglior soluzione personalizzata. L’appuntamento è promosso dalla Fondazione RIC, il cui scopo primario è sostenere la ricerca CV italiana. Nel corso dell’evento verranno presentati i primi tre classificati di un contest scientifico rivolto a giovani cardiologi, ideatori di studi innovativi nel campo dell’emodinamica.
Dott. Bernardo Cortese – Direttore di Cardiologia della Clinica San Carlo, Paderno Dugnano (Mi) Neonatologia