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Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite. Diagnosi e approccio multidisciplinare.

Mosca cover Il 14 febbraio si è celebrata la Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite, che costituiscono il 40% di tutti i difetti congeniti e interessano 1 neonato su 100 circa. “Nella maggior parte dei casi si tratta di cardiopatie non complesse, ma vi è tutta una quota che richiede un approccio multidisciplinare: assistenza specialistica da parte dell’equipe neonatologica, competenze cardiologiche ed eventualmente cardiochirurgiche” – afferma il prof. Fabio Mosca, Presidente SIN - Società Italiana di Neonatologia. “Inoltre, è importante ricordare che alcune cardiopatie congenite, in particolare la coartazione aortica, possono sfuggire sia alla diagnosi fetale sia a quella effettuata nel periodo neonatale. È quindi richiesta particolare attenzione anche al Pediatra di Famiglia, che deve riconoscerne le manifestazioni cliniche. Fortunatamente c’è stato un grande progresso nell’assistenza neonatale e nella capacità dei cardiochirurghi di correggere queste malformazioni”. E aggiunge il professore: “è fondamentale l’uso dell’acido folico fin da prima che incominci la gravidanza – per ridurre non solo l’incidenza di anomalie della colonna vertebrale ma anche cardiache – e che la donna abbia uno stile di vita corretto, soprattutto nella fase dell’embriogenesi”.
Prof. Fabio Mosca – Presidente SIN - Società Italiana di Neonatologia

Danni indiretti da Covid-19: cause e impatto sulla mortalità. Il commento di Giuseppe Tarantini – Presidente GISE.

Tarantini cover “La pandemia dovuta al virus Covid-19 ha messo a dura prova i medici specialisti e stravolto le attività delle Società Scientifiche. MedlineTv vuole dare voce alle Società Scientifiche attraverso i loro massimi rappresentanti con il racconto delle loro esperienze e riflessioni. Ogni settimana un intervento dei Presidenti delle Società coinvolte in prima linea.”
“Durante la fase massima della pandemia tutta l’attenzione si è concentrata sulle complicanze dirette del Covid-19 e quasi mai sui danni indiretti, tra cui: risorse ridotte, numero contingentato di anestesisti e di terapie intensive, impossibilità di curare i pazienti elettivi” – dichiara il prof. Giuseppe Tarantini, Presidente GISE - Società Italiana di Cardiologia Interventistica. “In ambito cardiologico e cardiochirurgico si è provveduto, inevitabilmente, a curare solo gravi patologie polmonari e urgenze. Tutti i pazienti elettivi sono stati messi in coda, il che ha comportato un aumento enorme delle liste d’attesa in tutta Italia. Dai dati ISTAT è emerso che in questi mesi, rispetto ai 5 anni precedenti, vi è stato un aumento dal 40 al 65% della mortalità totale. Evidentemente ciò non si può spiegare solo con i danni diretti e la mortalità da Covid-19, bensì con la mortalità indirettamente causata dal ‘blocco’ del sistema a causa della pandemia e dalla paura del contagio”. Racconta il professore: “Pazienti con sindromi coronariche acute si presentavano in ospedale con un giorno o due di ritardo, quando ormai c’erano complicanze in essere. Persone con infarti intramurali e transmurali, che normalmente venivano in ospedale entro 2 ore dall’evento, arrivavano dopo 5 o 6 ore”.
Prof. Giuseppe Tarantini – Presidente GISE - Società Italiana di Cardiologia Interventistica

4° Congresso Nazionale Onda. La telemedicina per promuovere l’aderenza terapeutica nello scompenso cardiaco, in particolare nelle donne.

Modena cover
 
Durante il 4° Congresso ‘ONDA - Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere’ è stato trattato il tema dell’aderenza alla terapia in varie patologie, tra cui l’insufficienza cardiaca. “Attualmente il ricovero per scompenso cardiaco è di gran lunga primo in Italia” – dichiara la prof.ssa Maria Grazia Modena, Ordinario di Cardiologia all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, relatrice del Congresso. “Il problema è che ricoverare per scompenso peggiora la prognosi; è risaputo che il paziente si cura meglio a domicilio”. Perdere l’aderenza alla terapia è però un rischio concreto se non sussistono contatti costanti con i pazienti. Per questo, afferma la professoressa: “Sviluppare un sistema di telemedicina reale, come quello del Centro Pascia del Policlinico di Modena, è risultato provvidenziale”. E aggiunge: “Nella mia presentazione c’è stato un focus sullo scompenso nelle donne – solitamente caregiver, le quali si trascurano di più. L’uomo ha spesso uno scompenso da infarto, mentre nella donna l’insufficienza cardiaca è dovuta in genere a ipertensione arteriosa e diabete, necessitando quindi di una terapia ancor più delicata. La telemedicina ha dimostrato di migliorare l’aderenza anche nelle donne, diventando ‘un caregiver per la donna’.
Prof.ssa Maria Grazia Modena – Ordinario di Cardiologia, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Nuove Linee Guida ESC per la gestione della sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST.

Fedele cover
In concomitanza con il Congresso ESC - European Society of Cardiology 2020, sono state pubblicate sull’European Heart Journal le nuove Linee Guida per i pazienti con infarto NSTEMI. “Per quanto concerne la diagnostica, naturalmente viene sottolineata l’importanza delle troponine ad alta sensibilità e, per i pazienti a basso-medio rischio, della TC coronarica fatta anche in Pronto Soccorso” – commenta il prof. Francesco Fedele, Ordinario e responsabile della Prima Cardiologia dell’Università La Sapienza a Roma. “Attenzione però: se il paziente è veramente a basso rischio, la TC coronarica può essere importante nel Rule-out delle sindromi coronariche, però nel paziente a rischio intermedio con una certa età sappiamo che esiste il ‘blooming effect’ ed è quindi difficile determinare la reale estensione delle stenosi coronariche tramite TC. Pertanto, non dimentichiamoci degli studi funzionali per rilevare l’ischemia miocardica. Per quanto riguarda la stratificazione, si parla sempre del GRACE score superiore a 140, ma anche di altri parametri clinico-strumentali. Inoltre, dal punto di vista dei farmaci, c’è un atteggiamento abbastanza prudente in merito all’uso degli antiaggreganti”. Nota con piacere il professore: “Queste Linee Guida ridanno valore allo spirito clinico e non soltanto ai numeri”.
Prof. Francesco Fedele – Ordinario e responsabile della Prima Cardiologia dell’Università La Sapienza a Roma

Infarto NSTEMI. Risultati dello studio DUBIUS: nuovi standard di trattamento e prognostici a livello mondiale.

Di Donna
Lo studio DUBIUS, patrocinato e finanziato da GISE - Società Italiana di Cardiologia Interventistica, ha coinvolto circa 39 Centri italiani di Chirurgia Interventistica per 4 anni, analizzando pazienti con sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST e dimostrando che una strategia invasiva con coronarografia tempestiva per via radiale consente una migliore prognosi – indipendentemente dalla tempistica della terapia farmacologica antiaggregante. È stato effettuato un confronto tra persone arrivate in pronto soccorso e trattate direttamente con cura farmacologica – prima ancora che una diagnosi definitiva fosse elaborata – e persone a cui è stata eseguita una coronarografia precoce entro 24/36 ore ante farmaci. “Se confermata la diagnosi di infarto veniva poi somministrato il trattamento farmacologico aggressivo, che solo questi pazienti dovrebbero ricevere” – spiega il prof. Giuseppe Tarantini, Presidente GISE. “I risultati hanno evidenziato che nel 30% dei casi non risultava necessaria un’angioplastica. E di questo 30%, ben il 20% non aveva una diagnosi di infarto o addirittura aveva bisogno di un bypass, che controindica o non indica l’utilizzo di farmaci antiaggreganti alla cieca”.
Prof. Giuseppe Tarantini – Presidente GISE - Società Italiana di Cardiologia Interventistica