|
|
|
|
Martedì 2 maggio 2023 |
Buongiorno dalla redazione di Medlinetv, la TV via internet dedicata ai medici specialisti. Questa settimana aggiornamenti, speciali, interviste, commenti e casi clinici.
|
|
GINECOLOGIA La contraccezione ormonale ed il dolore sessuale nella donna.
Un tema molto dibattuto nella letteratura scientifica. “Quando il medico ginecologo prescrive una contraccezione che ha la finalità di liberare la donna da una gravidanza indesiderata – afferma Rossella Nappi – professore ordinario di ginecologia e ostetricia dell’Università di Pavia - agiamo in un ambito positivo. Ma ahimè un certo numero di donne, una su quattro, torna negli ambulatori dopo 3-6 mesi lamentando dolori nel rapporto, calo della lubrificazione, calo del desiderio e dell’eccitazione. Questo può essere dovuto a diversi meccanismi, anche psicosociali, ma molto importanti sono gli aspetti biomedici, biologici, endocrini. I contraccettivi, infatti, vanno a bloccare la radice biologica del desiderio e della lubrificazione con il picco degli androgeni e l’assetto estrogenico. Per questo la contraccezione andrà il più possibile personalizzata. Non avendo dati sui prodotti che certifichino che alcuni sono superiori ad altri, ciò che dobbiamo fare è fare una anamnesi approfondita, ad esempio su un eventuale iperandrogenismo, o la necessità di bloccare eventuali dolori da ovaio policistico o endometriosi, Da ricordare -conclude Nappi - che i contraccettivi con estrogeni naturali e quelli che non bloccano l’ovulazione come alcune spirali al progestinico sembrano quelli più adatti per contrastare il calo del desiderio ed il dolore sessuale.” Prof.ssa Rossella Nappi – Ordinario di Ostetrica e Ginecologia Uni Pavia
SPECIALI Gimbe per i bandi Roche della ricerca clinica
La quarta edizione dei bandi "Roche per la ricerca clinica a supporto delle figure di data manager e infermieri di ricerca" l’Azienda ha affidato la selezione e la valutazione delle candidature per il bando della ricerca clinica a Fondazione GIMBE. Questo per garantire sempre la massima trasparenza nell’interazione e nella collaborazione con le strutture ospedaliere e gli enti di ricerca. “I progetti candidati – ha affermato Nino Cartabellotta, presidente Fondazione GIMBE – sono stati valutati prendendo in considerazione due parametri. Il primo (90% del punteggio) è la qualità del progetto, definita dalla rilevanza del quesito di ricerca, dal rigore metodologico e dal potenziale impatto sulla salute e sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Il secondo (10% del punteggio) è l’attività scientifica dell’Ente in base all’impatto delle pubblicazioni scientifiche prodotte dai propri ricercatori. Oggi più che mai – conclude Cartabellotta - è indispensabile supportare e promuovere l’operato di Data Manager e Infermieri di ricerca, che ricoprono un ruolo fondamentale nell’ecosistema della ricerca e per l’innovazione del sistema Salute. La maggiore attenzione nei confronti di queste figure professionali offre infatti l’opportunità di migliorare la gestione degli studi clinici rendendo così il nostro Paese sempre più competitivo nel campo della ricerca”.
Dr. Nino Cartabellotta - Presidente Fondazione GIMBE
ONCOLOGIA
Selpercatinib per linee avanzate di trattamento del cancro della tiroide con pochi effetti collaterali.
Selpercatinib (Retsevmo) è stato approvato da AIFA per il cancro della tiroide avanzato RET fusione-positivo che richiede terapia sistemica dopo precedente trattamento con sorafenib e/o lenvatinib. Retsevmo come monoterapia è indicato per il trattamento di adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni con cancro midollare della tiroide (medullary thyroid cancer, MTC) avanzato con mutazione di RET. “Selpercatinib è un esempio di medicina di precisione e di terapia personalizzata, essendo un inibitore selettivo e potente - spiega la prof. Professoressa Laura Locati, Responsabile dell’Oncologia Traslazionale presso gli IRCCS ICS Maugeri e Associato di Oncologia Medica dell'Università degli Studi di Pavia - che blocca l’attività proliferativa, dovuta all’alterazione del gene RET e determina un arresto della crescita tumorale con moderati effetti collaterali.” E’ molto importante effettuare sul paziente il test NGS di RET – a DNA o RNA conclude Locati – perché il farmaco è destinato a chi possiede questa alterazione e quindi va ricercata.” Lo studio di riferimento (LIBRETTO-001), che ha portato all’approvazione di Selpercatinib, è il più ampio studio clinico su pazienti con tumori con alterazione del gene di RET trattati con un inibitore specifico per tale alterazione, studio che coinvoge 16 Paesi e 89 centri di ricerca. I risultati hanno evidenziato un tasso di risposta oggettivo del 61% nei pazienti con NSCLC pretrattato, del 79% nei pazienti pretrattati con tumore della tiroide e del 69% nei pazienti con MTC pretrattato.
Prof.ssa Laura Locati - Responsabile Oncologia Traslazionale IRCCS Maugeri
|
|
|
|