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Lunedì 28 Novembre 2022 |
Buongiorno dalla redazione di Medlinetv, la TV via internet dedicata ai medici specialisti. Questa settimana aggiornamenti, speciali, interviste, commenti e casi clinici.
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ENDOCRINOLOGIANuove linee guida per trattamento nodulo tiroideo.
Presentate al Congresso AME Associazione Medici Endocrinologi le nuove linee guida del trattamento del nodulo tiroideo sintomatico benigno. “Queste linee guida – spiega il dr. Rinaldo Guglielmi, Direttore SC Endocrinologia – Ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale (RM) – sono ora pubblicate sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità con una valenza vincolante non solo di buona pratica clinica, ma naturalmente anche medico-legale. Hanno visto l’AME collaborare con tutte le principali società scientifiche e associazioni pazienti, interessate da questa patologia. Le nuove linee guida si sono rese necessarie perché da oltre 20 anni viene utilizzata l’ablazione percutanea con l’ausilio di laser, radiofrequenza o ultrasuoni focalizzati (anche se i meno diffusi). Questo tipo di trattamenti rappresenta una alternativa alla lobectomia quando il nodulo è di grandi dimensioni e benigno dal punto di vista citologico, ma presenta dei sintomi compressivi sui pazienti. Quindi dopo una valutazione analitica di tutti i lavori presenti in letteratura, è stato possibile arrivare alla conclusione che questo tipo di trattamenti è alternativo alla chirurgia e può essere proposto ai pazienti. Come sempre la decisione – chiude Guglielmi - va condivisa con il paziente stesso per decidere se intervenire con chirurgia o ablazione.
Dr. Rinaldo Guglielmi – Direttore SC Endocrinologia – Ospedale Regina Apostolorum – Albano Laziale (RM) GINECOLOGIAContraccezione ormonale e dolore sessuale.
“Un tema molto dibattuto nella letteratura scientifica. Quello che noi sappiamo – spiega Rossella Nappi, professore ordinario all’ Università di Pavia - quando prescriviamo una contraccezione ormonale, che ha la finalità di liberare la donna dalla paura di una gravidanza indesiderata, è dunque una cosa positiva. Ma ahimè un certo numero di donne, più o meno una donna su quattro, torna nei nostri ambulatori dopo 4/6 mesi riportando dolore nel rapporto, calo della lubrificazione, calo del desiderio e dell’eccitazione. Questo può essere dovuto a numerosi meccanismi, aspetti psico-sociali da considerare ma molto importanti sono gli aspetti biomedici, biologici, endocrini. E’ possibile infatti che il contraccettivo ormonale vada a bloccare la radice biologica del desiderio, il picco degli androgeni e l’assetto estrogenico della donna. Per questo motivo dobbiamo personalizzare il più possibile la prescrizione. Non avendo dati su prodotti realmente superiori ad altri, dobbiamo fare una anamnesi accurata sulla necessità della donna, come ad esempio bloccare un livello di iperandrogenismo, per bloccare sintomi dolorosi come nell’ovaio policistico e nell’endometriosi. Ricordiamo che alcuni contraccettivi – chiude la professoressa Nappi, che contengono estrogeni naturali e quelli che non bloccano l’ovulazione come le spirali medicate al progestinico, sembrano quelli più adatti a contrastare il calo di desiderio e dolore sessuale.”
Prof.ssa Rossella Nappi – Ordinario ginecologia-ostetricia Università Pavia
ONCOLOGIA Tumore polmone NSCLC, oltre 26 terapie possibili.
Il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule a stadio avanzato negli ultimi 15 anni ha assistito ad un radicale cambiamento con l’introduzione di due grandi classi di farmaci: a bersaglio molecolare e l’immunoterapia. “Il prototipo delle terapie a bersaglio molecolare – spiega Giorgio Scagliotti, ordinario di oncologia medica all’ Università di Torino – è rappresentata dagli “anti-EGFR” per i pazienti con mutazione sensibilizzante e farmaci per alterazioni diverse. Abbiamo tra otto e dieci geni che dovrebbero essere testati con farmaci che garantiscono altissime percentuali di risposta, naturalmente non uguali per ogni singolo gene, ma che almeno nel 50% dei casi consentono una riduzione delle masse tumorali e un significativo aumento dell’aspettativa di vita del paziente. L’ altre classe di farmaci sono gli immunoterapici, inizialmente approvati in seconda linea, oggi anche in prima linea per i pazienti con marcatore PDL1, o in abbinamento alla chemioterapia per valori intermedi tra l’ 1% e il 49%. Questo scenario offre all’oncologo – chiude Scagliotti - una opportunità di trattamenti impensabili fino a 15 anni fa.
Prof. Giorgio Scagliotti – ordinario oncologia medica – Università di Torino
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