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Venerdì 21 Ottobre 2022 |
Buongiorno dalla redazione di Medlinetv, la TV via internet dedicata ai medici specialisti. Questa settimana aggiornamenti, speciali, interviste, commenti e casi clinici.
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GINECOLOGIAVaccinare a 12 anni per la protezione da HPV, non è troppo presto?
“E’ la domanda che ci viene spesso posta dai genitori – afferma il dr. Paolo M. Cristoforoni, ginecologo di Genova e giàdirettore S.C. Ginecologia Oncologica IST di Genova. “Perché non aspettare il debutto dell’attività sessuale o la maggiore età?. Dobbiamo ricordare che a 11 anni compiuti le difese immunitarie sono straordinariamente efficienti. Ecco che bastano due dosi al posto di tre, con risposta anticorpale superiore all’ adulto. È un regalo che facciamo ai nostri figli per una prevenzione oggi davvero efficace. Naturalmente le donne già vaccinate non dovranno comunque dimenticare di fare PAP Test o HPV Dna test, in quanto l’attuale vaccino copre il 90% dei tumori della cervice uterina, mentre i precedenti coprivano solo il 70% . Rimane quindi sempre aperta una, seppur piccola, finestra di rischio da tenere sotto controllo”. Dr. Paolo M. Cristoforoni - ginecologo – Genova
SPECIALIChiesi Farmaceutici è da sempre impegnata nella cura delle patologie dell’apparato respiratorio, in particolare l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Le due patologie sono classificate come patologie bronchiali ostruttive in quanto riducono il flusso respiratorio, sebbene il quadro fisiopatologico alla base delle due patologie sia differente. In questa area Chiesi sperimenta soluzioni per inalazione sia in spray che in polvere secca. Nel primo caso la tecnologia formulativa utilizzata è Modulite®, pMDI pressurized Metered Dose Inhaler, nel secondo caso è utilizzato il dispositivo medico DPI, dry powder inhaler. Entrambi garantiscono l’erogazione di particelle extrafini. “In qualità di società B Corp certificata – spiega Carmen Dell’ Anna – Global medical affairs head - Chiesi è impegnata a facilitare l’accesso alla gamma di opzioni di trattamento di cui i pazienti con asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) hanno bisogno in tutto il mondo, con l’obiettivo di innovare cercando soluzioni sicure e rispettose dell’ambiente”. D.ssa Carmen Dell’Anna – Global Medical Affairs Head – Gruppo Chiesi
SPECIALI Leucemia linfatica cronica, linfoma mantellare e macroglobulinemia di Waldenström. Disponibile in Italia ibrutinib in mono somministrazione giornaliera.
Ibrutinib, sia in monoterapia che in associazione con altre molecole, ha dimostrato un notevole beneficio in termini di efficacia sostenuta in molteplici studi di fase 3, che hanno portato ad un significativo cambio di paradigma nel trattamento dei pazienti di nuova diagnosi affetti da leucemia linfatica cronica, sostituendo i trattamenti finora considerati standard nel paziente giovane, ovvero regimi di chemioterapia come FCR (fludarabina, ciclofosfamide e rituximab). In particolare, lo studio registrativo di fase III ECOG1912, ha confrontato ibrutinib, in combinazione con rituximab, rispetto alla combinazione FCR, su 529 pazienti fit e con età inferiore ai 70 anni con leucemia linfatica cronica di nuova diagnosi. Lo studio rappresenta il primo di confronto tra ibrutinib, in combinazione con rituximab, rispetto a FCR, come terapia di prima linea in pazienti fit e di età inferiore ai 65 anni.La sopravvivenza libera da progressione mediana, endpoint primario dello studio, è risultata statisticamente superiore nel braccio I+R rispetto a quello FCR, nei pazienti con o senza mutazione del gene IGHV. Inoltre, nel braccio I+R è stato osservato un miglioramento prolungato della sopravvivenza globale (OS) rispetto a FCR, soprattutto nel paziente con mutazione del gene IGHV, dimostrando inoltre che il paziente che non discontinua il trattamento ottiene una risposta sostenuta e prolungata nel tempo. “I risultati dello studio E1912 con un follow up a 6 anni e mezzo si aggiungono a quelli di altri studi in cui Ibrutinib dimostra superiorità verso regimi chemioimmunoterapici più comunemente utilizzati e che ci garantiscono di poterlo utilizzare, in prima linea di trattamento, anche nei pazienti con leucemia linfatica cronica al di sotto dei 65 anni” spiega Paolo Ghia, Professore di Oncologia Medica - Università Vita-Salute San Raffaele (Mi).
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