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Venerdì 4 febbraio 2022 |
Buongiorno dalla redazione di Medlinetv, la TV via internet dedicata ai medici specialisti. Questa settimana aggiornamenti, speciali, interviste, commenti e casi clinici. |
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CARDIOLOGIA 19° Congresso Nazionale SIPREC. Prevenzione CV nei pazienti con insufficienza renale grave.
Il rapporto tra gravità della malattia renale e rischio cardiovascolare è estremamente stretto: al decrescere della funzione renale aumenta il rischio di mortalità e di morbilità CV. “Per questo è importante conoscere il problema della complicanza renale, che spesso si associa ad altre condizioni: scompenso cardiaco, ipertensione arteriosa, diabete, obesità e broncopneumopatie croniche” – afferma il prof. Roberto Pontremoli, Ordinario di Medicina Interna all’Università di Genova. “La diagnosi precoce permette, innanzitutto, di stabilire una terapia in grado di rallentare la progressione della nefropatia cronica. In secondo luogo, la stabilizzazione della funzione renale in gradi di alterazione lievi o moderati consente di ridurre gli eventi CV. Dal punto di vista terapeutico, oggi gli interventi sono di tipo multifattoriale. Il trattamento dei pazienti a rischio renale si basa su farmaci antiipertensivi e altri che specificamente inibiscono il sistema renina-angiotensina, come gli ACE-inibitori e gli inibitori recettoriali dell’angiotensina. Oltre alla riduzione di pressione e albuminuria, di solito la strategia terapeutica è volta all’ottimizzazione del controllo glicemico – se il paziente è diabetico – e all’intervento farmacologico ipolipemizzante”. Prof. Roberto Pontremoli – Ordinario di Medicina Interna, Università di Genova
GINECOLOGIA Congresso Nazionale SIGO-AOGOI-AGUI-AGITE 2021. Endometriosi e adenomiosi: stato dell’arte.L’endometriosi è una patologia nota dal 1928 di cui tuttora si dibattono criteri diagnostici e strategie terapeutiche. Negli ultimi anni il numero di donne che ne soffre è aumentato in maniera significativa e, molto frequentemente, per le pazienti ricevere una diagnosi di endometriosi richiede un lungo percorso. “Al giorno d’oggi oltre il 10% delle donne in età fertile ha questo disturbo e la diagnosi è spesso definita solo dopo 5/6 anni dalla comparsa dei sintomi” – dichiara il prof. Felice Petraglia, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università degli Studi di Firenze. “Dobbiamo assolutamente approfondire le nostre conoscenze su questa malattia per poter identificare la terapia migliore in funzione dell’età della donna, del tipo di diagnosi e delle patologie concomitanti”. Prosegue il professore: “all’endometriosi può associarsi l’adenomiosi, caratterizzata da sanguinamento abbondante. Queste due condizioni causano infertilità e aborti ricorrenti, distruggono la qualità di vita”. E aggiunge: “per quanto concerne l’endometriosi, stiamo mettendo a punto le strategie e abbiamo nuovi farmaci in arrivo, mentre per l’adenomiosi non esistono ancora terapie specifiche. Saranno necessari ulteriori studi e analisi della letteratura internazionale”.Prof. Felice Petraglia – Ordinario di Ginecologia e Ostetricia, Università degli Studi di Firenze
ONCOLOGIAStudio sulla cessazione del fumo dopo diagnosi di tumore polmonare.Una meta-analisi pubblicata di recente sul ‘Journal of Thoracic Oncology’ ha dimostrato che la cessazione del fumo, anche dopo diagnosi di tumore polmonare, migliora la sopravvivenza complessiva dei pazienti. “Il nostro Studio presenta una revisione sistematica della letteratura scientifica sulle stime di rischio che riguardano il fumo e la prognosi di carcinoma polmonare” – racconta la prof.ssa Sara Gandini, Responsabile Unità di Epidemiologia molecolare e farmacologica all’Istituto Europeo di Oncologia e Docente di Statistica Medica all’Università degli Studi di Milano. “Abbiamo analizzato 21 articoli internazionali redatti tra il 1980 ed il 2021 e dati su più di 10 mila pazienti. L’ipotesi da testare era che la cessazione del fumo potesse influenzare la prognosi. I risultati dello Studio mostrano chiaramente che chi smette di fumare in prossimità della diagnosi – poco prima o dopo – ha un miglioramento della sopravvivenza di quasi il 30% rispetto a chi non riesce a smettere. È fondamentale riportare al centro del dibattito la necessità di fare prevenzione primaria, informando sui rischi da tabacco, e di investire su programmi di screening per il tumore al polmone, la più letale di tutte le neoplasie e allo stesso tempo la più evitabile”.Prof.ssa Sara Gandini – Responsabile Unità di Epidemiologia molecolare e farmacologica, Istituto Europeo di Oncologia (Mi)
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