MedlineTv – I video di questa settimana: Urologia – Endocrinologia – Oncologia
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Lunedì 18 giugno 2021 |
Buongiorno dalla redazione di Medlinetv, la TV via internet dedicata ai medici specialisti. Questa settimana aggiornamenti, speciali, interviste, commenti e casi clinici.
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UROLOGIA
XXVIII Congresso Nazionale AURO.it. Qualità di vita nei pazienti lungo-sopravviventi con neovescica: consigli e suggerimenti. Nel corso del XXVIII Congresso Nazionale AURO.it - Associazione Urologi Italiani si è svolta una sessione dedicata alla qualità di vita nei pazienti sottoposti a cistectomia e ricostruzione della vescica. “Abbiamo fornito dei consigli e dei suggerimenti per prevenire le criticità che potrebbero presentarsi negli anni” – riporta il dott. Giuseppe Simone, Direttore di Urologia IRCCS “Regina Elena” National Cancer Institute di Roma. “Tra le quali: incontinenza urinaria, problemi relativi alla funzione erettile nell’uomo e alla funzione sessuale nella donna, formazione di calcoli all’interno della neovescica e possibili stenosi dell’anastomosi uretero-ileale e dell’anastomosi tra neovescica ed uretra. Esistono degli accorgimenti che possono essere adottati in corso di intervento chirurgico per far sì che queste complicanze siano ridotte in incidenza”. Aggiunge il dottore: “in un recente studio randomizzato, confrontando le cistectomie a cielo aperto e quelle robotiche con ricostruzione totalmente intracorporea, abbiamo potuto verificare che la procedura robotica permette di perdere meno sangue e fornisce i medesimi risultati oncologici e funzionali rispetto all’intervento a cielo aperto. Verificheremo se sulla distanza la qualità di vita dei pazienti risulterà migliore”. Dott. Giuseppe Simone – Direttore Urologia IRCCS Regina Elena National Cancer Institute di Roma
ENDOCRINOLOGIA
Tiroidite di Hashimoto associata a diabete tipo 1 e/o malattia di Addison. Infezione da SARS-CoV-2 e vaccinazione. A seguito della scelta del Ministero della Salute – risalente all’8 febbraio 2021 – di inserire la tiroidite di Hashimoto tra le ‘malattie autoimmuni con associata immunodepressione secondaria a trattamento terapeutico e conviventi’ e di considerare come estremamente vulnerabili tali pazienti, è tuttora necessario fare chiarezza. “La tiroidite di Hashimoto è una patologia di autoimmunità organospecifica” – ricorda il prof. Francesco Giorgino, Presidente SIE - Società Italiana di Endocrinologia. “In rari casi si può associare a diabete di tipo 1, a morbo di Addison o altre patologie autoimmuni organospecifiche. Di conseguenza il soggetto con tiroidite di Hashimoto può tranquillamente essere vaccinato”. Precisa il professore: “naturalmente, nel momento in cui ci troviamo nell’ambito di una sindrome poliendocrina autoimmune in cui la tiroidite di Hashimoto si associa a diabete di tipo 1 e/o morbo di Addison, bisogna tener conto di ciò che la patologia associata comporta per l’evoluzione dell’infezione da Covid-19”. E sottolinea: “il diabete peggiora la prognosi, soprattutto quando il controllo della glicemia non è ottimale; il morbo di Addison impone un incremento della terapia corticosteroidea e il monitoraggio dell’andamento clinico del paziente”. Prof. Francesco Giorgino – Presidente SIE - Società Italiana di Endocrinologia
ONCOLOGIALeucemia linfatica cronica. Risultati a 7 anni dello studio RESONATE-2. Monoterapia con ibrutinib.In occasione del congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) 2021 sono stati presentati dall’azienda farmaceutica Janssen i risultati a lungo termine dello studio di fase 3 RESONATE-2. “Il RESONATE-2 è uno studio randomizzato per pazienti di età pari o superiore a 65 anni affetti da leucemia linfatica cronica” – esplica la dott.ssa Alessandra Tedeschi, Dirigente medico in Ematologia ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda (Mi). “Prevedeva una randomizzazione fra ibrutinib – inibitore della tirosin-chinasi di Bruton (BTK) – e quella che anni fa rappresentava la terapia standard: clorambucil. A 7 anni abbiamo ottenuto una sopravvivenza libera da progressione del 61% e un significativo miglioramento della sopravvivenza complessiva. È stata dimostrata anche la possibilità di raggiungere risposte profonde con ibrutinib: rispetto al follow up iniziale di 18 mesi, siamo arrivati a delle remissioni complete intorno al 34%”. Evidenzia la dottoressa: “il 50% dei pazienti è ancora in trattamento con ibrutinib, a testimoniare l’ottima tollerabilità del farmaco”. La prevalenza degli eventi avversi – quali ipertensione, fibrillazione atriale e emorragie maggiori – si è ridotta notevolmente nel corso del tempo.Dott.ssa Alessandra Tedeschi – Dirigente medico in Ematologia, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda (Mi)
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